La storia delle scommesse in Italia: dal Totocalcio al betting exchange

Scommesse in Italia

La storia delle scommesse in Italia. Se siete capitati tra queste pagine e vi ha sempre affascinato il mondo delle scommesse siete stati davvero fortunati. Non è mai esistito un momento più adatto per dar sfogo, in modo legale e resposabile, a uno dei vizi più vecchi che la storia ricordi, quello per il gioco d’azzardo.

La differenza tra gioco e gioco d’azzardo non è poi così grande, i principi rimangono i medesimi con la differenza che l’esito della partita può portare a una vincita (o una perdita) monetaria proporzionale all’importo investito.

Già ai tempi di Cesare si scommetteva sugli spettacoli pubblici (i Ludi circensi, ovvero i giochi che si svolgevano all’interno del Circo ma non solo (il più famoso dei quali è l’anfiteatro Flavio, il Colosseo), lo facevano nelle piazze, nelle feste popolari, nelle sagre. Per non parlare di quei dadi provenienti dall’Oriente (in origine avevano più di sei facce) che tanto piacevano all’aristocrazia romana.

Non che avessero inventato nulla dato che, prima di loro, i greci avevano già  una certa dimestichezza col concetto di “sponsio” (il sostantivo femminile latino che oggi traduciamo con scommessa). O pensavate che l’attrazione principale dei Giochi Olimpici fosse relativa esclusivamente alla componente sportiva della manifestazione?

Che significa scommettere?

L’etimo della parola ha radici nel concetto di unione: commettere, mettere assieme (com-mittere).

Eppure la “s” che sta davanti (che ha quindi valore sottrattivo) sta a significare l’esatto contrario, ovvero separare. Separare qualcosa che precedentemente è stato unito. Di cosa stiamo parlando quindi?

La separazione in questione viene rappresentata dalla divergenza di opinioni su un qualcosa, di conseguenza “scommettere”, significa in pratica puntare sulla veridicità della propria previsione in contrasto con quella di qualcun altro su un dato evento.

Nel caso delle scommesse sportive le due parti causa sono il banco e lo scommettitore. Entrambi fanno una previsione sull’evento in base alle informazioni disponibili: il primo decide di “bancare una quota” e sta al secondo capire se le proiezioni presentano o meno un vantaggio tale da esser sfruttato, che giustifichi quindi un investimento di denaro. 

Le scommesse sportive in Italia

Saltando a pié pari quel è stata la storia del gioco d’azzardo dall’età classica ai giorni nostri (non dimentichiamo i punti di svolta conseguenti all’introduzione delle carte da gioco e dai giochi da tavolo, a partire dall’alto medioevo fino agli albori della rivoluzione industriale), proviamo a capire assieme in che modo si sono evolute le scommesse sportive nel nostro paese.

Quel che oggi diamo per scontato, fino a qualche anno fa così scontato non era. Basti pensare che il Totocalcio vide la luce soltanto nel 1946, l’anno successivo al secondo conflitto mondiale, mentre per parlare di vere e proprie scommesse sportive sui singoli eventi bisognerà attendere l’arrivo di internet.

A dirla tutta già verso la fine degli anni ’90, precisamente a partire dai mondiali di calcio del 1998, arrivarono le prime autorizzazioni alle agenzie di scommesse operanti sul territorio nazionale per effettuare puntate sui singoli eventi, anche se per l’apertura alle scommesse online legali bisognerà attendere il 2002.

Nel giro di un decennio si passa così dalla semplice schedina del Totocalcio al complesso mondo delle scommesse online, fatto di mille e una sfaccettature, facendo passare quasi in secondo piano il pronostico sull’esito dell’evento sportivo. 

Attualmente infatti, si può scommettere letteralmente su qualsiasi cosa, dal numero di calci d’angolo battuti da una squadra di calcio alla differenza reti (o punti) tra due contendenti, senza considerare i mercati (enormi) relativi al betting exchange o alle scommesse live.

La storia delle scommesse in Italia

La guerra ai bookmakers

Quel che in molti non capiscono del mondo delle scommesse è che, a differenza dei classici giochi da casinò dove il banco ha un vantaggio percentuale fisso nel lungo periodo sul giocatore, la casa da gioco quel vantaggio deve crearselo studiando nel dettaglio ogni quota offerta. 

Il concetto è molto semplice: ogni quota corrisponde a un numero percentuale relativo alla maggiore o minor probabilità che un dato evento possa verificarsi.

Questo parametro viene ricavato in primis attraverso l’analisi dei dati statistici, ma deve necessariamente tener conto di una miriade di altre variabili, dallo stato di forma alle condizioni metereologiche (per quanto concerne gli sport all’aperto) giusto per citarne alcune. 

Ed è proprio qui che si gioca la partita con gli scommettitori professionisti: chi ottiene le informazioni migliori e riesce quindi a stimare probabilisticamente la riuscita (o meno) di un evento prende un vantaggio sull’altro. 

Mentre nei giochi a somma zero, come il Texas hold’em ad esempio, la battaglia avviene con gli altri giocatori in quanto la “casa” percepisce una commissione fissa sul giocato, nelle scommesse è un “tutti contro uno” (o viceversa, a seconda dei punti di vista).

Il betting, in virtù della complessa evoluzione che ha interessato il settore negli ultimi anni, orami è diventato un “gioco d’azzardo” solo per alcuni. Per altri invece è una sfida all’ultimo sangue, una guerra che si gioca su equilibri fragilissimi in cui ogni minima disattenzione può costare carissima. Non è certo un caso che i migliori scommettitori al mondo siano al contempo dei geni matematici o dei fenomeni dell’informatica. Dal loro punto di vista, l’azzardo è qualcosa di diverso.