Federico Anselmi, l’avanguardista: suo il primo corso di Short Deck Hold’em in Italia

Less is more, si dice. Nel caso dello Short Deck “Less” sono le carte, “More” il divertimento. Così almeno la pensa Federico Anselmi, uno dei pochi professionisti italiani specializzati in questa modalità relativamente giovane del poker.

Siamo andati a conoscerlo per capire un po’ meglio lui e lo “Short Deck Hold’em”, gioco che molti considerano più somigliante al No Limit Hold’em di quanto non sia in realtà. E in questa confusione, probabilmente, risiede una buona parte dei margini di guadagno da parte di chi lo gioca in maniera sensata.

Federico Anselmi ha 29 anni, gioca professionalmente da 8 e non si vergogna a dire che per il gioco non ha (ancora) terminato l’università. “Come tutti iniziai nelle partite tra amici, il primo gioco che ho approfondito è stato il cash game per poi concentrarmi sugli MTT per qualche anno.”

Sammartino nel destino

La svolta, per Federico, arriva quando conosce Dario Sammartino. “Ho conosciuto Dario qualche anno fa e nel 2019 iniziai a girare il mondo con lui, a partire dalla famosa esperienza di Las Vegas.” Un’annata speciale per Dario, autore di una cavalcata leggendaria nel Main Event, ma speciale anche per Federico, sia per il fatto di essere presente all’exploit dell’amico ma non solo. In quell’occasione impara proprio da Sammartino ad approfondire sempre più questa variante che impazza incredibilmente: lo Short Deck.

Federico la prende seriamente e studia il gioco in maniera maniacale. Come? “Essendoci relativamente poco materiale al tempo, e zero in lingua italiana, il modo migliore per imparare era guardare i migliori giocare. Quindi ho iniziato partendo dai microlimiti, e scalando i livelli fino agli high stakes.”

L’esperienza di Federico Anselmi si accresce sempre di più e il savonese arriva a sfiorare un braccialetto WSOPE nella specialità. Nel 2019 Fede arriva quarto all’evento Short Deck delle WSOPE di Rozvadov, vinto poi dall’australiano Kahle Burns.

A questo punto diamo sfogo alla curiosità e pertanto iniziamo con l’intervista “vera a propria”, perché sapere che nello Short Deck si gioca con mazzo da 36 carte non può che far venire in mente il famoso poker all’italiana.

Federico Anselmi presenta il corso Short Deck Basic per UG

Ci sono davvero delle similitudini tra Short Deck Hold’em e poker all’italiana?

Diciamo che avere un background di poker all’italiana dà un piccolo edge nello Short Deck, ad esempio perché si può avere una maggiore dimestichezza con le dinamiche relative al valore dei punti. Certo le cose da imparare sono tante, ma i veri danni li fa chi è convinto di giocare una variante come altre del Texas Hold’em.

Ah, in che senso?

Moltissimi si tuffano nello Short Deck sentendosi forti delle conoscenze e dell’esperienza maturata nel No Limit Hold’em, ma sono destinati a prendere “tranvate”. Infatti le dinamiche di gioco differiscono in maniera tale che si può dire che l’unica cosa in comune è che si giocano entrambi con le carte francesi.

Federico Anselmi all’evento Short Deck delle WSOPE 2019

Approfondisci queste differenze nel corso?
Certo, nel corso ci sono accenni alle similitudini con il poker all’italiana ma soprattutto alle differenze sostanziali con il Texas Hold’em.

Ci puoi anticipare quali sono le principali?

Innanzitutto nello Short Deck non si usano più i bui ma le ante, per esempio. Questo cambia le principali dinamiche preflop, che infatti non a caso è la fase in cui chi proviene dal No Limit Hold’em commette la maggior parte degli errori. Nello short deck ti trovi a giocare un sacco di piatti in più e a legare più punti, per questo è fondamentale dare il giusto valore ai punti rapportati al diverso contesto.

Puoi farci un esempio?

Nel No Limit Hold’em una top pair in un piatto multiway può essere ancora una mano con un buon potenziale di valore, nello Short Deck è molto spesso carta straccia. Comunque nel corso c’è una intera parte dedicata a come differiscono diverse situazioni di gioco dal NLHE allo SD. Certo sarà la parte che chi proviene dal No Limit Hold’em troverà più utile e illuminante, perché aiuta a commettere meno errori. E quello di limitare gli errori è il primo passo per diventare giocatori vincenti.

Torniamo un attimo al preflop. Perché dici che è la parte in cui si commettono più errori?

Perché c’è una differenza strategica sostanziale. Nel NLHE la strategia di raise preflop è indubbiamente quella giusta, mentre nello Short Deck non è affatto così. Inoltre chi viene dal No Limit Hold’em è abituato a delle size che nello SD si rivelano del tutto inadeguate. Per dire, rilanciare x6 o x7 è quasi sempre improponibile nel No Limit Hold’em, mentre nello Short Deck è spesso la scelta giusta.

Perché lo Short Deck è così bello, per Federico Anselmi?

Perché è un gioco in cui l’amatore finalmente si diverte perché può entrare in molti piatti, ma anche perché l’equity è molto più ristretta rispetto al NLHE. Ciò significa una varianza alta e un gioco molto più frizzante , al cui confronto il No Limit Hold’em appare terribilmente noioso.

Il fatto che sia un gioco così varianzoso lo rende appetitoso per gli amatori a caccia di emozioni forti, ma anche profittevole per chi gioca professionalmente. Il Pro di Short Deck trova il suo vantaggio nella moltitudine di errori che gli amatori e i giocatori provenienti dal No Limit commettono soprattutto nel preflop, ma anche nella grande conoscenza delle dinamiche postflop.

Perché un giocatore che proviene dal No Limit Hold’em dovrebbe comprare il tuo corso?

Perché aiuta a fare tabula rasa da eventuali “scorie” di No Limit Hold’em come la selezione delle mani e le size preflop. In generale ti apre la mente, ponendo le basi per affrontare un gioco sempre divertente e con cui fare degli ottimi profit. E poi ci sono consigli fondamentali per questa variante, come l’implementazione di una limping strategy e consigli sul tipo di note da prendere sugli avversari, altro aspetto fondamentale perché sulla conoscenza dei leak degli avversari si gioca buona parte del nostro guadagno.

Perché un neofita dovrebbe comprare il tuo corso?

Perché dopo aver guardato tutto il corso e studiato un po’ sulle tabelle e le dispense allegate, alla fine potrà sedersi al tavolo e sapere cosa non fare. E credetemi, sapere cosa non fare è un primo passo indispensabile per iniziare a fare soldi, in questo gioco.

Corso a parte, quali sono i tuoi consigli a chi vuole cimentarsi in questo gioco?

Lo Short Deck non è gioco da massa ma da qualità. Quindi non aprite troppi tavoli, anzi se è il caso concentratevi su uno. Si tratta di un gioco in cui il focus è fondamentale, così come l’essere sempre onesti con se stessi. Sapersi mettere in discussione e riconoscere rapidamente i propri limiti ha un valore enorme, nello Short Deck.

Per avere più informazioni sul corso Short Deck Basic, tenuto da Federico Anselmi su University of Gaming, clicca qui!