Chris Moneymaker, uno a cui dovremmo dire tutti grazie

Ieri ha fatto scalpore la notizia dell’addio tra Chris Moneymaker e PokerStars, di cui era testimonial a vario titolo da 17 anni. Chiariamo subito che non si tratta di un divorzio burrascoso ma di una separazione consensuale. Un distacco che lascia entrambe le parti soddisfatte anche perché – si dice – il buon Chris sarebbe in procinto di firmare con qualche altra grossa realtà del poker.

I tempi cambiano, l’epica resta

PokerStars ha da tempo sconfessato gran parte della linea che l’ha resa la room più popolare e longeva al mondo: il ricco vip system e un team pro da sogno, per esempio. Il vecchio sistema di fidelizzazione è stato messo in pensione in quanto rivelatosi inadeguato a una realtà in cui la proporzione tra nuovi giocatori e regular era sempre più spostata verso questi ultimi. Quanto al Team Pro, ha iniziato a perdere i pezzi già diversi anni fa, con addii clamorosi come quelli di Daniel Negreanu e del nostro Luca Pagano. I tempi cambiano, i possibili modelli per intercettare nuovo pubblico anche, dunque il focus della room dalla picca rossa si sposta adesso su figure come quelle degli “youtuber”. Giusto? Sbagliato? Il tempo lo dirà.

Sulla separazione da Moneymaker, invece, c’è poco da dire: è un brutto colpo per l’aspetto romantico del poker, ma sembra possa essere una situazione “win-win” per tutti. Chris Moneymaker ha probabilmente tra le mani un contratto a cifre che PS non poteva né era più disposta a garantirgli. Allo stesso modo, PS continuerà la sua politica di tornare a investire nel poker nel modo che crede più adeguato. Piuttosto dovremmo ragionare su cosa è stato e cosa è ancora Chris Moneymaker, per il poker.

Moneymaker, quel cognome che fa la differenza

Quanto potere attrattivo può avere oggi la storia di un contabile che si qualifica al Main Event delle World Series Of Poker con un satellite online da 39 dollari, laureandosi poi campione del mondo al primo torneo live giocato nella vita? Sempre notevole, ma niente di paragonabile all’impatto che ebbe sul mondo del poker dal 2003 in avanti. Milioni di giocatori si sono avvicinati al poker online grazie alla sua storia, un mix di convergenze astrali spaventosamente azzeccato: un signor nessuno che dimostra come si può diventare campioni del mondo di poker dal nulla, vincendo un sacco di soldi e per giunta facendolo con quel cognome. Sì perché in tutto questo anche quel cognome così particolare ha giocato un ruolo preminente: il classico caso di nomen omen che fa felici i titolisti di qualsiasi giornale, a qualsiasi latitudine. Se a qualificarsi online e poi vincere il Main Event WSOP fosse stato un tale Smith, o Sanchez, o Gioffrè, la storia avrebbe comunque avuto un grande impatto mediatico, ma c’è da scommettere che sarebbe stato nettamente inferiore a quanto accaduto con Moneymaker.

Per questo mi piace lanciare una provocazione, che lo è fino a un certo punto e rimarrà lettera morta, soprattutto se come sembra Chris firmerà per un’altra grande room. Per il ruolo che ha giocato nella storia del settore, tutto il poker online dovrebbe organizzarsi per corrispondere un vitalizio al signor Christopher Bryan Moneymaker. E quando dico tutto il poker intendo tutte le room passate, presenti e anche future. Perché sì, possiamo dirlo con ragionevole certezza: senza di lui staremmo tutti facendo un altro lavoro.